Design Olfattivo – Il design dell’invisibile
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Design Olfattivo – Il design dell’invisibile

Cosa identifica un ambiente oltre all’architettura dei suoi interni, agli arredi, alla luce, ai complementi, agli accessori, agli oggetti? È l’odore del luogo, che è parte della sua identità. Parola di Anna Barbara, direttrice scientifica del corso di Design Olfattivo del Poli.Design.

 

L’olfatto si accende quando abbiamo esperienza con altre persone e altri luoghi: è questione di memoria, tempo, emozioni, oltre che di cibo, corpi, prossimità. Riconoscere e identificare un luogo dall’odore, anche a distanza di tempo, prova che una certa fragranza possa rendere indimenticabile – nel bene e nel male - un certo spazio.

 

Di dimensione olfattiva all’interno degli spazi si occupa il Design Olfattivo, disciplina recentissima che forma figure professionali in grado di gestire questo lato emotivo del progetto. Si tratta di una competenza sempre più richiesta dai mercati per le applicazioni nel mondo del retail, dell’hospitality e dell’entertainment e va inclusa nella progettazione degli spazi.

 

“Il Design dell’invisibile, legato all’olfatto – si legge nella presentazione del corso - non è monopolio dell’industria della bellezza e della profumeria. Il profumo, con tutte le sue ramificazioni, appartiene anche ad Architetti, Designer, Antropologi, Sociologi, Psicologi. Professionisti che, come tutti noi, sono costantemente immersi nell’invasione quotidiana degli odori che ci circondano, da quelli deliziosi a quelli repellenti”.

 

Una conoscenza, e presa di coscienza, da implementare soprattutto in questa fase post pandemica, dove la qualità dell’aria e la consapevolezza di ciò che lasciamo entrare nel nostro corpo durante la respirazione sono fattori di primaria importanza.

 

Perché “il profumo viaggia nello spazio attraverso l’aria e l’umidità, il legno o i laminati, narrando storie passate, anticipando il futuro che verrà”. 

 

 

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