L’età ibrida degli spazi vendita
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L’età ibrida degli spazi vendita

Non è più tempo di acquisti tout court, ma di esperienze che si fondono fra il fisico e il digitale.

Partiamo da un dato positivo: sia i Millennials (i nati fra il 1981 e il 1996, cioè quelli che sono stati teenagers nei primi anni 2000) sia la Generazione Z (o post Millennials, i nati fra fine anni ’90 e 2010) continuano a preferire il negozio fisico a quello virtuale. Nel primo caso nell’ordine di 4 su 5, nel secondo di 3 su 5. Ad analizzare questi dati è Nicolò Andreula, economista, consulente e formatore, direttore scientifico del master in Digital Entrepreneurship presso H-Farm, nonché autore di “Lost in phygital”, il futuro dei negozi tra fisico e digitale.

 

Ci troviamo nel pieno di un’evoluzione che vede emergere la nuova dimensione del phygital marketing, in cui non esiste più il confine fra online e offline. In questa nuova età ibrida si va ad affermare solo chi sa coinvolgere i consumatori in maniera diversa e innovativa, usando strategie che ai primi posti vedono fattori come immediatezza, immersione e interazione.

 

L’obiettivo è quello di acquisire potenziali clienti che raggiungeranno il negozio non solo per necessità ma soprattutto per curiosità e ricerca di nuove esperienze. Per fare ciò non basta intervenire sui prezzi ma sono necessarie strategie di retail design che possano realmente influenzare i consumatori, prima ancora di conoscere i prodotti.

 

Si tratta quindi di stimolarne maggiormente l’aspetto emotivo rispetto a quello più strettamente funzionale, trasformando le informazioni in vere e proprie esperienze. Un esempio per tutti è l’”effetto Ikea” che, costringendo il cliente a montare i propri mobili, lo immerge in un’esperienza, inducendolo a ripeterla. Il principio si basa sul fatto che se si acquista un prodotto e lo si realizza da sé, il coinvolgimento emotivo è maggiore. E il cliente entra nel ruolo attivo di prosumer, cioè di “un consumatore che è a sua volta produttore o, nell’atto stesso che consuma, contribuisce alla produzione” (Treccani).

 

Insomma: una storia ben raccontata consente di vivere un’esperienza e far riscoprire al cliente cosa conta davvero. Per raggiungere questi risultati non sempre sono necessarie ingenti risorse economiche: si possono ad esempio realizzare video amatoriali o coinvolgere i potenziali ascoltatori, andando oltre il prodotto, con sondaggi virtuali per farli sentire parte attiva di un gruppo.

 

In sintesi, Nicolò Andreula propone cinque mosse per un “umanesimo digitale”:

-          le storie valgono più degli sconti

-          coinvolgi i clienti nella co-creazione del prodotto

-          tutti i sensi sono importanti: stimolali

-          valorizza il tempo e l’interazione

-          vai oltre i prodotti: offri esperienze, costruisci comunità.