Lifestyle e sostenibilità, il nuovo trend domestico
Osservatorio - Il Sole24Ore

Lifestyle e sostenibilità, il nuovo trend domestico

Il concetto della sostenibilità sarà il leit motiv dei prossimi anni e non soltanto per un tema di etica e di cultura, ma anche di fondi e finanze. 

A cura di Il Sole24ORE

 

È ormai un dato di fatto che le aziende quotate che presentano piani Esg vantano una performance migliore in Borsa rispetto alle altre meno attente ai problemi ambientali e sociali. Inoltre le banche tenderanno a concedere crediti soprattutto ad aziende dalle ottime referenze Esg. Infine i piani governativi nazionali saranno declinati in modo da porre l’accento verso l’ambiente e il sociale. Del resto il progetto Next Generation Eu varato dalla Commissione europea e che porterà fondi nei Paesi dell’Unione ha indicato la sostenibilità come uno dei tre pilastri sui quali fondare la ripartenza del Vecchio Continente dopo lo choc della pandemia. Sposare una filosofia Esg, probabilmente, in tempi abbastanza stretti non sarà una scelta, ma un obbligo. Il tema della sostenibilità permeerà qualsiasi settore. Cambierà il volto delle città, così come la composizione degli appartamenti attraverso le tecnologie digitali e l’uso dei big data. In architettura e nel design probabilmente assisteremo a un cambiamento epocale che andrà dalla costruzione degli edifici con materiali sostenibili e che riducono gli sprechi di energia, fino alla concezione di una nuova oggettistica. La sostenibilità entrerà nella vita e nella quotidianità di ognuno di noi, imponendo nuovi parametri nella scelta dello shopping. L’attenzione alla vivibilità degli spazi e al rispetto dell’ambiente dominerà sulla ricerca del bello e alle volte del frivolo, che aveva caratterizzato gli anni passati. O forse si intreccerà indissolubilmente con i vecchi concetti.  

 

Oggettistica sostenibile a 360 gradi

L’oggettistica del domani dovrà essere sostenibile a 360 gradi. Dovrà cioè essere realizzata con materiali rispettosi dell’ambiente e possibilmente riciclabili o provenienti da materiale riciclato. Ma non è tutto. Anche i processi produttivi dovranno essere attenti agli sprechi delle risorse e dovranno ridurre o evitare l’uso di sostanze nocive. In pratica la sostenibilità nel mondo del domani dovrà essere un concetto olistico in gradi di permeare tutta la filiera produttiva, da monte a valle, dalla fornitura dei materiali, fino al contatto con il cliente. I grandi marchi affermati nel mondo del design stanno introducendo i dictat Esg nei processi produttivi, nell’organizzazione aziendale e nella realizzazione e vendita dei prodotti. Gli esempi si moltiplicano. Una start-up nata già sostenibile è Best in Table: è stata fondata nel 2016 con una visione chiara: sin da subito, quella di portare il mondo del ‘single use’ verso una possibile economica circolare. «Da una parte la nostra attenzione si è basata sulla scelta di materie prime rinnovabili e sostenibili; dall’altra abbiamo incentrato il focus sulle risorse risparmiate: acqua, energia elettrica, emissioni cancellate. Il progetto Best in Table è partito dunque da un marchio che rappresentasse in maniera iconica questo impegno più sociale che imprenditoriale», ha spiegato il ceo dell’azienda, Marco Sala, portando come esempio di prodotti i Bio Bamboo, i tovaglioli compostabili in fibra di bambù realizzati dalla società. Tovaglioli stampati con colori a base d’acqua, esenti da solventi. La filosofia dell’azienda è che tutti gli articoli siano compostabili e sostenibili e così come i loro imballaggi. Per l’imprenditore che ha fondato Best in Table occorre credere fermamente in un’economia circolare, in «un modello di produzione e consumo che implichi condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile». Per altro secondo Sala la sostenibilità «non va vissuta come una barriera alla creatività, ma come un’opportunità che ci stimola ad utilizzare soluzioni inedite e di valore». Potrebbe essere un valore per rendere sempre attuale il Made in Italy italiano. «Le aziende italiane dovrebbero uscire dal retaggio culturale di essere uniche e inimitabili, considerando che ad oggi molti altri Paesi hanno compiuto enormi progressi in tema di qualità delle proprie creazioni. Serve un rilancio generazionale verso un made in Italy più sostenibile ed etico», ha concluso l’imprenditore.

 

Dall’idea di ecosostenibilità nasce la start-up Rippotai

Nel mondo di oggi e forse in quello di domani può accadere che nasca prima la mission di produrre oggetti eco-sostenibili, rispetto all’idea dei prodotti stessi. E’ il caso della start-up Rippotai, fondata da Elena Lazzerini Monaco, esperta di marketing, e dal designer, Tito Intoppa, due sognatori che si sono proposti innanzitutto di contribuire a creare un mondo migliore di quello avuto in eredità, partendo da passi quotidiani concreti ed etici. Così grazie anche a Seedble Srl, azienda romana che ha supporta le start-up, è stata lanciata Rippotai, società che commercializza una linea di complementi d'arredo moderni fatta di cubi componibili e accessori decorativi, realizzati in materiale ecologico, versatili e modulabili in base a dimensione, grafiche e funzionalità. Ogni articolo delle collezioni è pensato, progettato e prodotto seguendo la filosofia dell’eco-design e del riciclo. Ma di prodotti nati per rispettare l’ambiente ce ne sono tanti e sono sempre più numerosi nel mondo del design.

 

L’attenzione all’aria porta nuove gamme di prodotti

L’inquinamento delle città porta in primo piano il problema della qualità dell’aria non solamente negli spazi aperti, ma anche negli appartamenti. In piena pandemia c’è stato un vero e proprio boom di prodotti dedicati alla cura dell’aria e alla sanificazione degli ambienti. Di recente il presidente di Beghelli, Gian Pietro Beghelli, commentando i conti di bilancio del 2020 della società che hanno risentito dell’effetto del Covid, ha commentato: «Ci rende fiduciosi nel futuro anche il successo che sta ottenendo sul mercato la nostra proposta di apparecchi per la sanificazione dell’aria, che riteniamo rappresentare un utile strumento per la sicurezza delle persone, anche al di là della situazione emergenziale in atto». I sanificatori dell’aria Beghelli hanno avuto un buon riscontro, così come quelli De Longhi, di Dyson o altre aziende. Per altro sono diventati anche una sorta di oggetto di design. Il tema della vivibilità degli spazi interni è alla base della start-up Oyo, che si propone di creare interni belli e funzionali alla salute intrecciando efficacia e design. Ad esempio, il prodotto di punta della società è ‘This is Coover’, un vero e proprio quadro in tessuto, che tuttavia è in gradi di eliminare le tossine dell’ambiente grazie a un filtro al carbone attivo in che elimina PM2.5, PM10, formaldeide, carbonio e biossido di azoto. La società ha inoltre lanciato ‘Teso’, una carta da parati in tessuto non inquinante e che non necessita dell'utilizzo di colle e che permette alla parete di respirare, evitando il proliferare di muffe. Ma non è tutto. Oyo è stata attenta anche all’inquinamento acustico e così ha lanciato anche un prodotto fonoassorbente studiato per diminuire il rumore in ambienti come gli uffici open space.

 

 

Second hand e mobili per sempre

Architetti, artisti e designer già da anni hanno lanciato prodotti e arredamenti che avevano al centro il tema del rispetto dell’ambiente. Le prime idee sono passate sotto traccia, ma poi, anno dopo anno, il green design è diventato una realtà consolidata, tanto da essere diventato il filo conduttore del settore. Le regole alla base sono sempre le stesse: puntare alla durata dei prodotti, che non devono essere più concepiti come usa e getta o come prodotti ‘di moda’, ma devono essere oltre il tempo.

 

Meglio se realizzati con materiali provenienti dal recupero di manufatti vecchi, dal riuso di materiali di scarto, dalla filosofia zero waste o da progetti di sensibilizzazione che si inseriscono nella così detta economia circolare. Nel design potrebbe tornare alla ribalta il concetto del second hand, come già sta avvenendo nel mondo della moda. La piattaforma tedesca, Zalando, ha di recente annunciato di rilanciare i prodotti di seconda mano. Come già fanno Poshmark, Thredup, TheRealReal e Farfecht. «Questo è un passo importante per l'azienda, vogliamo essere un punto di riferimento per la moda. Vediamo l'urgenza per il nostro settore di investire nell'usato, per consentire ai clienti di fare scelte più sostenibili», ha commentato Torben Hansen, vice president recommenderce di Zalando. In base ai più recenti dati, in Italia è tornato a crescere il mercato dell’usato: dal giugno 2020 al dicembre 2020 ha registrato un +14,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, trascinato più che altro dalla categoria Abbigliamento e Accessori (+18%). Nelle piattaforme second hand chi vende è spinto dalla voglia di cambiare o spesso anche dalla necessità. Chi acquista, oltre a cercare in genere pezzi unici a buon prezzo, è spesso attento anche al rispetto dell’ambiente e alla riduzione degli sprechi.

 

Ad ogni modo la lotta contro il consumismo sfrenato può tradursi anche nella produzione e vendita di pezzi di ricambio, in modo da rendere oggetti di design e arredamento eterni. A far da apripista alla nuova filosofia è stata Ikea, che proprio a inizio 2021 ha annunciato che venderà i pezzi di ricambio degli arredi di sua produzione. Perché in prospettiva  comprare, usare e aggiustare, sarà un imperativo antispreco. Il progetto di Ikea, tra l’altro, potrebbe inserirsi all’interno di un’architettura più ampia di iniziative di natura eco-sostenibile, come per esempio la vendita di mobili second hand firmati dalla stessa Ikea. Del resto il colosso svedese si è dato come obiettivo quello di trasformarsi in azienda circolare entro il 2030 in modo da ridurre il proprio impatto climatico del 70%.