Italy: that’s amore!
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Italy: that’s amore!

Il Made in Italy resta riconosciuto in tutto il mondo perché garanzia di qualità, giusto prezzo ed estetica sempre innovativa. La domanda di prodotti fabbricati in Italia è sempre più pressante e molte aziende del settore stanno valutando investimenti strutturali nel Belpaese.

HOMI ha intervistato Antonio Bertoli presidente Fiac, associazione dei fabbricanti italiani di articoli per la casa, la tavola e affini.

 

 

Quali sono i pro e i contro della rilocalizzazione (o reshoring) da parte dei player tricolori? Da quali Paesi saranno sostituiti la Cina e il Far East nel ruolo di fornitori?

 

Da un po’ di tempo a questa parte la domanda di prodotti effettivamente fabbricati in Italia è sempre più pressante, perché il made in Italy ha ancora un grande appeal presso il consumatore finale. Pertanto, anche molte organizzazioni della GDO puntano, sia con operazioni mirate sia con vendite continuative, al prodotto italiano. Di conseguenza, le aziende del settore stanno sempre più valutando investimenti strutturali in Italia. In questo senso saranno avvantaggiate le aziende che hanno avuto la forza e il coraggio di mantenere un’attività produttiva nel nostro paese, continuando a detenere quindi il know-how necessario.

 

Cina e Far East non saranno sostituibili facilmente. È chiaro che tutto dipenderà dalla differenza di costi che il consumatore sarà disposto a pagare per avere un prodotto Made in Europe o Made in Italy. Certamente un paese emergente nell’ambito delle subforniture è l’India, i cui player non riescono tuttavia a garantire standard qualitativi costanti e quindi affidabili. 

 

Altro paese decisamente in auge è la Turchia, data anche la sua posizione geografica strategica rispetto all’Europa.

 

 

Che scenario vi aspettate da settembre in termini di produzione e distribuzione per le aziende del settore home e in relazione all’estero? In una situazione di incertezza pandemica, esse metteranno sempre di più l’Italia e l’Europa al centro del loro business?

 

Le aziende italiane del settore casalingo operanti nel retail, nonostante i grossi problemi di chiusure e riaperture a singhiozzo durante la pandemia, sono riuscite e limitare i danni dovuti al Covid19 riuscendo a recuperare a ogni riapertura buona parte dei fatturati compromessi. Questo soprattutto sul mercato italiano. Le aziende operanti tramite e-commerce da più tempo, e più organizzate, hanno addirittura goduto di crescite a doppia cifra grazie a questa modalità di vendita.

 

I mercati esteri, invece, hanno risposto in maniera eterogenea. Globalmente, tuttavia, meno positivamente di quello italiano. Anche la ripartenza della scorsa primavera, in ambito internazionale è stata più lenta e difficoltosa; solo ora si intravedono segnali di effettivo risveglio.

 

La tendenza per i prossimi mesi rimane però incerta, in quanto i consumatori finali stanno indirizzando la loro spesa dalla casa verso il tempo libero e le vacanze. Quindi a breve prevediamo un raffreddamento dei consumi per il canale home. Anche il rincaro delle materie prime e la loro scarsa reperibilità incide pesantemente sul nostro settore: secondo le analisi di Achille Fornasini in collaborazione con l’Ufficio studi Anima, a partire da settembre la situazione potrebbe vivere un leggero miglioramento, sia per quanto riguarda i prezzi che per la disponibilità di materiali.

 

 

Quindi il Made in Italy mantiene il ruolo primario di valore aggiunto per il settore?

 

Assolutamente sì, il Made in Italy, ancora senza rivali, è riconosciuto in tutto il mondo perché riesce a garantire un’ottima qualità, il giusto prezzo e un’estetica sempre innovativa e universalmente apprezzata. Dobbiamo sperare che, nel prossimo futuro, il settore dell’Ho.Re.Ca. non subisca nuovamente le chiusure a singhiozzo avvenute dall’inizio della pandemia fino a poche settimane fa. I prodotti italiani delle aziende Fiac sono apprezzati ed esportati in tutto il mondo, ma senza il mercato interno il nostro settore potrebbe rivivere una profonda crisi.